Perché il teatro nella scuola?
Parafrasando il discorso che Rodari tenne nel 1970 in occasione del conferimento del prestigioso Premio Andersen: «Io credo che il teatro nelle scuole, possa contribuire ad educare la mente. Il teatro è il luogo di tutte le ipotesi: esso ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo…» proviamo a ragionare: è evidente come, ormai da molti anni, il laboratorio teatrale nelle scuole, dal punto di vista artistico-sociale, svolga un ruolo importante grazie alle sue molteplici funzioni: lo sviluppo delle capacità fantastiche, l’allenamento alla concentrazione, la visione e condivisione del gruppo e la cooperazione con esso, la possibilità di affrontare argomenti problematici attraverso il “gioco”, l’incremento delle funzioni mnemoniche, il superamento della timidezza, una più consapevole conoscenza del proprio corpo, l’approccio diverso alla lettura e alla scrittura, il passaggio di regole attraverso il divertimento, ecc.
Inoltre “Il gioco del teatro” è considerato da tutti i popoli della terra il linguaggio privilegiato attraverso il quale è possibile esprimere la propria cultura, la storia, le tradizioni , gli usi e i costumi. L’attività teatrale, oggi è uno strumento di fondamentale importanza per promuovere la reciproca conoscenza fra giovani di cultura e tradizione e lingue differenti.
Ma non solo.
Il laboratorio teatrale può diventare un enorme “ strumento didattico”. Placido Fallica sosteneva … “Se i docenti avranno cura di non considerare questa attività come una -disciplina- fine a se stessa, ma si muoveranno in direzione di uno sfruttamento interdisciplinare delle potenzialità che il teatro attiva, allora tratteranno l’educazione teatrale come una materia -aperta- che può collegarsi e integrarsi alle altre discipline di studio per fornire mezzi insostituibili volti al raggiungimento di buoni livelli di espressività e comunicazione”.
Ciò sta a significare che se utilizzato sotto questo aspetto il laboratorio teatrale diventa il “camion” su cui caricare la geografia, la storia, la letteratura, la grammatica, la matematica ecc. per farla arrivare a destinazione sotto una forma diversa che non sia solo ed esclusivamente la lezione frontale e dove gli insegnanti continueranno ad essere gli insegnanti di quella materia mentre i docenti del laboratorio cercheranno di decodificare il linguaggio scolastico per trasformarlo in quello teatrale.
I bambini hanno sete e fame di conoscere le cose, ce lo dicono costantemente con i loro occhi … “Gli occhi dei bambini non sono occhi ingenui, sono occhi pensosi […] che ragionano sulle cose sulle persone, […] che cercano di dare un senso a ciò che avviene […]. Sono degli occhi indagatori, che cercano di dare spiegazione alla complessità del mondo. […] Sono occhi che, nel far questo, sorridono della propria fragilità […], consapevoli di non avere gli strumenti adatti per dire tutto, per capire tutto, per spiegarsi tutto, per comunicare tutto. […] – Gianfranco Staccioli” … E’ allora, crediamo, sia nostro compito di adulti ‘leggeri’ trovare ogni mezzo per mettersi in contatto con questi mondi, con questi occhi e aiutarli a “imparare, a comprendere” anche attraverso strade poco convenzionali.
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